Occhio a Return to Monkey Island

Di Massimo Svanoni, 04/03/25
Steam - Twitch
Return to Monkey Island è un ritorno tanto inaspettato quanto significativo, non solo per i fan della storica serie LucasArts, ma per chiunque ami il videogioco come forma di narrazione interattiva. A distanza di oltre trent’anni dal primo capitolo, Ron Gilbert – il creatore originale della saga – torna al timone per raccontare l’epilogo di un viaggio iniziato nel 1990 con The Secret of Monkey Island. Questo nuovo capitolo, pubblicato da Devolver Digital e sviluppato da Terrible Toybox, rappresenta una fusione tra nostalgia e modernità, un ponte tra due epoche del game design, e lo fa con consapevolezza, intelligenza e una buona dose di autoironia.
La prima cosa che colpisce è la direzione artistica, decisamente diversa dai pixel art o dalle grafiche cartoon precedenti. Return to Monkey Island adotta uno stile illustrato moderno e stilizzato, che ha inizialmente diviso la fanbase, ma che nel contesto del gioco funziona sorprendentemente bene. L’aspetto visivo comunica leggerezza e personalità, e una volta superato l’impatto iniziale, si rivela perfettamente coerente con il tono della storia e con l’umorismo che da sempre contraddistingue la serie.
Dal punto di vista del gameplay, il gioco mantiene intatta l’anima delle avventure punta-e-clicca, ma introduce una serie di accorgimenti che ne rendono l’esperienza più fluida per i giocatori moderni. Il sistema di inventario è più intuitivo, la gestione degli oggetti e dei dialoghi è semplificata senza perdere profondità, e soprattutto è presente un diario dinamico che tiene traccia della trama e degli obiettivi, rendendo l’esperienza meno frustrante per chi non è abituato a questo tipo di giochi. C'è persino un sistema di suggerimenti integrato, che permette di evitare il ricorso a soluzioni esterne senza rovinare la soddisfazione del giocatore. Tutto ciò dimostra un profondo rispetto verso i nuovi arrivati e gli appassionati storici, che possono godersi l’avventura con lo stesso spirito ma meno attriti.
Narrativamente, Return to Monkey Island è un piccolo gioiello. Ron Gilbert e Dave Grossman costruiscono una storia che è al tempo stesso una lettera d’amore alla saga e una riflessione malinconica sul tempo, la memoria e il cambiamento. Il gioco riesce a essere divertente, irriverente e surreale, ma anche sorprendentemente profondo nei suoi momenti più intimi. I dialoghi brillano per intelligenza e umorismo, e il ritorno di Guybrush Threepwood, doppiato ancora una volta da Dominic Armato, è un regalo per chi ha seguito le sue gesta fin dall’inizio.
Detto questo, non mancano alcuni difetti. Chi cerca una sfida enigmistica elaborata come nei vecchi Monkey Island potrebbe trovare gli enigmi un po’ troppo accessibili, soprattutto se si gioca con i suggerimenti attivati. La difficoltà generale è più bassa rispetto ai classici del genere, e alcuni rompicapo risultano più semplici di quanto ci si aspetterebbe. Inoltre, sebbene il ritmo della storia sia ben gestito, il finale – volutamente ambiguo e meta-narrativo – potrebbe non soddisfare tutti, lasciando qualcuno perplesso o desideroso di una conclusione più diretta.
Ma è proprio qui che Return to Monkey Island dimostra la sua intelligenza: non cerca di replicare semplicemente un’epoca passata, ma di dialogarci, di ripensarla alla luce del presente. È un gioco consapevole della sua natura, che parla a chi è cresciuto con i floppy disk e a chi si affaccia oggi all’avventura grafica con il mouse in una mano e uno smartphone nell’altra. Il lavoro di Gilbert è quello di un autore che non vuole solo compiacere il pubblico, ma anche riflettere con lui sul significato del tempo che passa e sul valore della memoria videoludica.
Sì, vale la pena giocarci oggi. Return to Monkey Island non è solo un sequel: è un atto d’amore per il medium videoludico e per un genere che sembrava relegato al passato, ma che qui dimostra ancora tutta la sua vitalità. È un invito a rallentare, a osservare, a ridere e a pensare. Che siate fan storici o nuovi esploratori dell’isola, questa avventura merita di essere vissuta almeno una volta, perché ricorda con leggerezza e affetto che anche nei videogiochi, crescere non significa dimenticare chi siamo stati.

ALTRI ARTICOLI CHE TI POTREBBERO INTERESSARE

Palworld è un videogioco che ha sorpreso il mondo videoludico con un'esplosione di popolarità al momento del suo
No Rest for the Wicked è il nuovo action RPG di Moon Studios, gli sviluppatori noti per la splendida serie Ori, e rappresen
V Rising è un action RPG survival sviluppato da Stunlock Studios, in cui si veste letteralmente i panni di un vampiro risve
Dragon's Dogma 2 è il seguito attesissimo di un cult action RPG targato Capcom, e arriva su PC nel marzo 2024 portando