Occhio a Caravan Sandwitch

Di Massimo Svanoni, 21/07/25
Steam - Twitch
Caravan SandWitch è un'avventura narrativa che sorprende per la sua dolcezza, la sua atmosfera rilassante e l’approccio insolito all’esplorazione in un mondo post-apocalittico. Questo gioco indipendente si presenta come un’esperienza intima e contemplativa, in cui il viaggio conta più della destinazione e il silenzio tra le parole è spesso più significativo dei dialoghi stessi.

Ambientato su Cigalo, un pianeta desertico ormai abbandonato da gran parte della civiltà, il gioco ci mette nei panni di Sauge, una giovane donna in cerca della sorella scomparsa. A bordo di un piccolo van scassato ma pieno di personalità – il "sandwitch" del titolo – ci si muove in un ambiente aperto, attraversando canyon, altipiani e misteriosi insediamenti abbandonati da chissà chi e chissà per quale ragione. Il ritmo è lento e volutamente meditativo: non ci sono nemici, non ci sono timer, nessun vero fallimento possibile. La sfida, qui, è piuttosto emotiva. È il tipo di gioco che ti invita a respirare, a rallentare e a osservare il mondo che ti circonda, prestando attenzione ai dettagli nascosti tra le rovine e nelle storie delle poche persone rimaste.
Uno dei punti di forza di Caravan SandWitch è proprio questa sua ambientazione: disegnata con una direzione artistica calda e vellutata, fatta di toni sabbiosi e linee morbide, che rendono ogni tramonto un piccolo spettacolo. Il peregrinare di Sauge è accompagnato da una colonna sonora discreta ma efficace, che sa quando farsi sentire e quando lasciare spazio ai suoni naturali del vento, dei passi, del motore che brontola piano. La scrittura è delicata, con dialoghi brevi ma pregnanti, e piccoli momenti che riescono a emozionare l'animo sensibile, senza bisogno di effetti speciali o grandi colpi di scena.

Il gameplay è centrato sull’esplorazione libera e sulla scoperta, con una forte componente narrativa e ambientale. Non ci sono combattimenti, livelli o punteggi: tutto ruota intorno al viaggio, alla curiosità e alla connessione con il mondo di gioco. L'obiettivo principale è ritrovare la sorella della protagonista, ma come spesso accade nei giochi più contemplativi, lo scopo narrativo diventa solo una scusa per esplorare, conoscere e ascoltare.

A bordo del tuo furgone, puoi attraversare un’ampia mappa semi-aperta, che si svela man mano che ti sposti. Il van si guida in modo molto semplice, ma con una certa fisicità, è parte integrante del viaggio, quasi un personaggio a sé, e più che un semplice mezzo diventa il tuo rifugio e compagno silenzioso. L'esplorazione è il cuore del gameplay: si tratta di fermarsi in luoghi abbandonati, camminare a piedi, interagire con ciò che è rimasto, raccogliere indizi sul passato delle persone che abitavano quei luoghi. Ci sono documenti da leggere, oggetti da osservare, conversazioni con gli ultimi abitanti rimasti. Ogni scoperta aiuta a comporre un puzzle più ampio sulla storia della sorella, ma anche su ciò che è successo al mondo circostante.

Un altro elemento interessante è il ritmo: puoi affrontare tutto senza fretta, scegliendo dove andare, quando fermarti, e quali missioni seguire, a seconda dei messaggi che giungeranno sul Toaster (il WhatsApp del gioco). La progressione è organica, divisa in capitoli e scandita dalla costruzione di nuovi strumenti da montare sul van (e non, vedi la puleggia), che daranno accesso via via a nuove aree di sezioni già visitate. La costruzioni di questi strumenti richiede il recupero di elementi elettronici di diverse qualità, presenti un po' ovunque su Cigalo.
In ogni caso tutto è pensato per rimanere leggero, senza mai spezzare il tono rilassato dell’esperienza.

Vale la pena giocarlo perché riesce dove molti giochi falliscono: crea un legame emotivo profondo con il giocatore, senza mai forzarlo. Il viaggio è personale, spesso malinconico ma non cupo, e lascia spazio alla riflessione senza essere mai pretenzioso. È un gioco che non ti dice cosa pensare, ma ti invita a sentire. In un panorama videoludico spesso dominato da titoli frenetici, pieni d’azione e sistemi complessi, Caravan SandWitch rappresenta una pausa rigenerante, un momento per tornare a una dimensione più umana.
Detto questo, non è un gioco adatto a tutti i palati. Il ritmo lento, che per alcuni è un pregio, per altri può risultare monotono. A volte l’esplorazione rischia di diventare un po’ dispersiva, complice anche una mappa non sempre chiarissima, e non mancano piccoli problemi tecnici, come animazioni talvolta rigide o momenti in cui il van si incastra in geometrie poco rifinite. Inoltre, chi cerca una trama strutturata con forti colpi di scena o un gameplay vario e ricco di meccaniche, potrebbe restare deluso dalla sua semplicità.

In definitiva, Caravan SandWitch è un’esperienza da assaporare come un libro illustrato o una passeggiata in un pomeriggio d’estate: magari non ti cambia la vita, ma può lasciarti dentro un piccolo ricordo gentile. È un invito alla lentezza e all’ascolto, che riesce a toccare corde sottili, e in definitiva merita di essere giocato.

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