Occhio a Indiana Jones e l'Antico Cerchio

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Per chi è cresciuto con l’immagine di Indiana Jones che corre tra trappole mortali e templi in rovina, frusta alla mano e battuta pronta, Indiana Jones e l’Antico Cerchio rappresenta più di un semplice videogioco: è un ritorno a casa. Dopo anni di adattamenti di qualità altalenante – per non menzionare gli ultimi capitoli cinematografici – questo titolo per PC riesce finalmente a restituire la magia delle prime avventure del nostro amato archeologo. Non è solo un omaggio ben fatto, è una delle migliori incarnazioni interattive di Indy mai viste, capace di parlare al cuore di ogni fan.
Chi ricorda con affetto Fate of Atlantis, il capolavoro LucasArts del 1992, o Indiana Jones and the Last Crusade, la riuscitissima trasposizione del terzo film, sa bene quanto sia raro trovare un equilibrio tra azione, enigmi e narrazione in un videogioco su Indiana Jones. L’Antico Cerchio ci riesce con sorprendente efficacia. Il gioco mette il giocatore nei panni di un vero Indy, non di un surrogato muscolare o di una semplice macchina da guerra. È un Indiana umano, brillante, ironico, a volte testardo, proprio come l’abbiamo conosciuto ne I predatori dell’Arca perduta, quando diceva: “È l’archeologia, non un campo di battaglia!”.
La struttura del gioco alterna in modo molto equilibrato momenti di esplorazione, puzzle ambientali, sequenze di combattimento e sezioni più narrative, con un ritmo che richiama da vicino quello dei film classici. Ti ritrovi a sfuggire a massi rotolanti, a decifrare iscrizioni dimenticate, a risolvere meccanismi nascosti e a combattere – sì, anche a pugni – contro nemici armati fino ai denti. Ma non è solo azione: il gioco si prende il tempo di raccontare una storia intrigante, con personaggi ben scritti, misteri legati al passato e una minaccia archeologica degna della saga.
Tecnicamente il gioco è solido: le ambientazioni sono splendide, evocative, e riescono a trasmettere quel senso di avventura esotica che ci ha fatto innamorare della serie. Passi da catacombe sepolte a deserti infuocati, da biblioteche segrete a montagne innevate, e ogni scenario è costruito con grande attenzione al dettaglio. Anche la colonna sonora richiama in modo intelligente i temi originali di John Williams, senza mai copiarli pedissequamente.
Certo, qualche piccolo difetto c’è. Alcuni enigmi risultano un po’ troppo guidati, come se gli sviluppatori non si fidassero del tutto dell’intelligenza del giocatore, e in certi momenti l’IA dei nemici mostra il fianco, risultando prevedibile. Inoltre, il sistema di controllo durante alcune sezioni più concitate può sembrare un po’ rigido, soprattutto per chi è abituato a titoli d’azione recenti con movimenti più fluidi. Ma sono peccati veniali, facilmente dimenticabili nel momento in cui ti ritrovi a recuperare un artefatto in un tempio sommerso, sentendo quell’adrenalina familiare che ti fa pensare: “Fortuna e gloria, ragazzo, fortuna e gloria”.
Quello che rende Indiana Jones e l’Antico Cerchio davvero speciale è la fedeltà al personaggio e al suo mondo. Questo non è un gioco che prende solo l’estetica di Indy per farne un pretesto; è un’esperienza costruita con amore e rispetto per il materiale originale. Ti fa sentire come quando, da ragazzino, guardavi Il tempio maledetto e desideravi essere anche tu lì, tra ponti sospesi e riti misteriosi. E riesce anche a dire qualcosa di nuovo, a rinnovare un mito senza snaturarlo.
Alla fine, l’Antico Cerchio è un gioco che parla direttamente a chi ha amato il vero Indiana Jones, quello che “odia i serpenti” e risolve i misteri con più cervello che muscoli. È una lettera d’amore interattiva al personaggio, che riesce a farci dimenticare – almeno per un po’ – la delusione in sala, e ci ricorda perché abbiamo sempre sognato di vivere un’avventura come le sue. Per chi è cresciuto con un cappello, una frusta e un sogno, non giocarlo sarebbe davvero… un atto di pura archeologia perduta.